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12 Febbraio 2022

I numeri del Super Bowl

CHE COS’È IL SUPER BOWL

 In parole semplici, il Super Bowl non è altro che la partita conclusiva del campionato NFL, la lega di football americano professionistico. Al Super Bowl si affrontano, quindi, le due squadre che hanno vinto la rispettiva conference di appartenenza. Infatti, la NFL è composta da due conference: American Football Conference (AFC) e National Football Conference (NFC). 

Ma se si va oltre ci si accorge che è molto, molto di più: è un pezzo d’America, una sorta di leggenda popolare, un rito collettivo che avvolge una Nazione, la celebra e la racconta. Non c’è niente di simile nel mondo dello sport. Nulla che nel tempo si sia trasformato in una festa nazionale de facto come il Super Bowl. 

E pensare che tutto iniziò in modo molto meno epico di quanto si possa pensare. Era il 15 gennaio del 1967, al Memorial Coliseum di Los Angeles andava in scena il primo AFL-NFL World Championship Game, la prima sfida tra i campioni dell’antica NFL e quelli della più recente e rampante AFL. Quando l’8 giugno del ’66 i rappresentanti delle due leghe trovarono l’intesa per la fusione (resa effettiva nel giro di pochi anni), tra gli accordi fu inserita anche la creazione di una sfida tra i campioni NFL e quelli AFL, onde poter proclamare un’unica squadra campione nazionale. La rivalità tra le due leghe non bastò a conferire all’evento un appeal tale da riempire lo stadio, l’Halftime Show consistette in una sobria esibizione delle marching band delle Università di Arizona e Grambling State. Non ci sono molte altre immagini di quella partita. Ma non perché non vi furono altre giocate altrettanto spettacolari o importanti, ma semplicemente perché i network pensarono bene di utilizzare quei nastri per registrarci sopra altre cose. Incredibile ma vero, nessuno immaginava che il Super Bowl sarebbe diventato quello che è oggi, e i nastri all’epoca erano parecchio costosi, quindi si doveva risparmiare riutilizzandoli più volte. 

Eppure, se il Super Bowl è diventato ciò che è oggi, molto lo si deve a 30 minuti di eroica resistenza dei Chiefs. Perché un evento sportivo, una finale soprattutto, per imporsi nell’immaginario collettivo deve avere un elemento essenziale: l’incertezza sul risultato. La sfida AFL-NFL risultava un Davide contro Golia dall’esito scontato, una sorta di formalità per i campioni NFL. Ma quei 30 minuti giocati alla pari convinsero tutti i team AFL che il muro non era così invalicabile. 

Ma fu solamente il 12 gennaio 1969, quando i Jets dominarono i Colts, vincendo il SuperBowl III, che il Super Bowl divenne per tutti il Super Bowl. Quel giorno avevano vinto i Jets, e con essi la AFL. E vinse il Super Bowl, divenuto, grazie all’impresa dei Jets, uno spettacolo sportivo “vero”, con in più la capacità, tipica del football, di creare e portare alla ribalta storie e personaggi, elevando il tutto a leggenda. 

Il resto è stato un crescendo, una storia fatta di miliardi di dollari, ascolti televisivi record, star della musica, giocatori fantastici e mediocri, giocate passate alla storia, eroi in campo e a bordo campo. Dal primo Super Bowl giocato quasi in clandestinità allo spettacolo planetario che è oggi. 

Dati alla mano, il football è in assoluto lo sport più seguito dagli americani: batte sia il baseball che il basket. Probabilmente questo ha a che vedere anche con il fatto che, più di ogni altro sport, questo è parimenti amato e praticato dai “bianchi” tanto quanto dagli afroamericani. Attualmente i giocatori “non bianchi” sono la maggioranza assoluta di quelli che giocano nella NFL. Inoltre, mentre fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso il prestigioso ruolo di quarterback veniva tendenzialmente riservato ai bianchi, mentre i giocatori di colore sin dall’università venivano solitamente “incanalati” verso ruoli più muscolari e meno intellettivi, nell’ultimo decennio questa barriera è caduta. 

“Ogni maledetta domenica”, come recita il titolo del celebre film di Oliver Stone, si disputa la partita della NFL; ma altrettanto sentita è quella che si disputa ogni sabato, cioè quella del campionato universitario (NCAA, National Collegiate Athletic Association). Esso è anche una sorta di “Serie B” del football americano, ma non solo. È molto di più. 

Trentadue squadre per un Paese di estensione quasi continentale sono veramente poche. Per di più, tutte le squadre che giocano nella NFL hanno sede in una grande città, mentre la maggioranza assoluta degli americani abita nella più vivibile “provincia”. La squadra “locale”, quella “di casa”, quella che la gente sente come “più vicina”, è quindi molto spesso quella del campionato universitario. Lì le squadre sono più di un migliaio, ben distribuite sul territorio. Inoltre, posto che negli USA è normale spostare ripetutamente la propria vita da una parte all’altra del Paese, spesso la laurea gli ex-studenti continuano a tifare per la squadra della propria alma mater anche se non rimangono a vivere nel luogo dove hanno studiato. 

La domenica della finale, il “Super Bowl Sunday”, o più semplicemente “Super Sunday”, è quindi ormai considerato una festa nazionale, quasi al pari del Quattro Luglio. 

Che si sia tifosi o meno, la partita la si guarda comunque, in televisione. Fino agli anni Settanta la visione del football in TV era noiosissima, perché la partita procede a singhiozzo con pause frequenti e spesso non brevi; poi, proprio per questo, vennero elaborate delle tecniche di regia hollywoodiane, che oggi sono state in parte mutuate anche per altri sport, grazie alle quali hanno il tutto è divenuto talmente spettacolare da risultare divertente anche per chi non sia un fanatico dello sport in sé. Per le riprese del Super Bowl le telecamere in campo sono più di sessanta. 

È uno show, insomma, che “tutti” guardano a casa di amici: la partita – che si gioca a partire dalle sei e mezza del pomeriggio, e dura circa tre ore – è anche un pretesto per organizzare un bel festino. C’è poi uno show nello show: quello dell’halftime, l’intervallo di metà partita. Negli anni Ottanta, quando gli ascolti televisivi hanno cominciato a diventare vertiginosi, gli organizzatori hanno abbandonato gli intrattenimenti musicali più tradizionali (bande e fanfare) ed hanno cominciato ad organizzare spettacoli pop con artisti di grido. 

Da allora il Super Bowl da spettacolo sportivo si è trasformato in uno show di dimensioni globali. 

L’EVENTO SPORTIVO PIÙ RICCO DEL MONDO

Natale, Giorno del ringraziamento, 4 Luglio e il Super Bowl. Sono quattro i giorni di festa nazionale negli USA. Ma il match non è soltanto, semplicemente, la finale di campionato della National Football League, la lega professionistica statunitense del football americano. Il Super Bowl, da ormai molti anni, è infatti un modo per analizzare l’America contemporanea. La partita è solo una scusa per celebrare in diretta mondiale un clamoroso show che fotografa perfettamente il popolo statunitense. Citando George Will, giornalista e politologo, premio Pulitzer 1977: “Il Football combina gli aspetti peggiori di noi americani: la violenza e l’affarismo”. 

Gli americani sono circa 330 milioni. Secondo le stime più di 110 milioni di questi sono davanti alla tv per assistere al Super Bowl. Considerando poi anche tutti gli altri media, e aggiungendo i presenti allo stadio, si può dire che il Super Bowl, per almeno un minuto, interessi ogni anno quasi metà dell’intera popolazione americana. Del resto, la NFL è il più grande affare sportivo che esista. Le franchigie, a differenza dei nostri club europei, non hanno interesse nel conseguire il risultato sportivo, ma l’unica cosa che realmente conta è produrre profitti. Tutto questo è possibile grazie al modello sportivo americano che non prevede, nelle sue leghe, meccanismi di promozione e retrocessione come invece accade in Europa. 

Il 56esimo Super Bowl è stato l’evento sportivo più ricco di sempre. La NFL vicina alla meta dei 15 miliardi d’incassi tra pubblicità e sponsorship. Con la vittoria dei Rams, la ricaduta per la città di Los Angelse, è stata stimata in $477 milioni. Ma non c’è solo il lato sportivo: dall’Half Time Show, al prezioso trofeo di Tiffany, fino alle pubblicità e i diritti TV, il giro d’affari è da capogiro. Ecco i numeri del Super Bowl più caro di sempre: 

  • Il SoFi Stadium è costato $5 miliardi e mezzo 
  • I tifosi hanno speso una media di $7.500 per biglietto 
  • Il ticket per un posto VIP ha toccato la cifra record di $70.000 
  • Oltre 100 milioni di americani hanno assistito allo spettacolo 
  • Oltre 170 milioni di spettatori, se si considerano le tv accese fuori dagli States 
  • 31 milioni di americani hanno scommesso sulla partita
  • Gli spot (di soli 30 secondi) sono costati dai 5 ai 7 milioni 
  • I giocatori della NFL guadagnano in media 2,7 milioni all’anno 
  • Gli artisti in generale non vengono pagati per esibirsi, il loro guadagno è in visibilità 
  • Il costo di produzione per soli 13 minuti di spettacolo può essere alle stelle (quello del 2020 di Jennifer Lopez e Shakira ha raggiunto la cifra record di di $ 13 milioni) 
  • La NFL ha raggiunto la meta di quasi 15 miliardi d’incassi 

Oltre ai ricavi tv, le franchigie possono contare su ingenti introiti legati al botteghino – con una media di oltre 60 mila spettatori – dal merchandising e dalle sponsorizzazioni. 

Ogni anno, dal 1967, l’ultima domenica di gennaio o la prima di febbraio milioni di americani rimangono incollati davanti agli schermi televisivi per assistere alla finale del campionato della National Football League. È l’evento sportivo più atteso degli Stati Uniti e – come abbiamo visto – anche quello che muove il maggior indotto economico al mondo, davanti ai Giochi Olimpici estivi, quelli invernali e alla Coppa del Mondo di calcio. Con il Super Bowl l’economia del football tocca il suo momento culminante. Negli ultimi anni l’evento è diventato anche una complessa e costosa operazione di marketing: visto che l’audience è di 110 milioni di spettatori negli Usa e altri 50 milioni nel resto del mondo, la corsa ad accaparrarsi gli spot è diventata una lotta al rialzo. 

Oltre alla festa dello sport che va in scena sul campo, anche nelle case di molte famiglie americane si vive il clima delle grandi occasioni: secondo i numeri del Dipartimento dell’Agricoltura, negli Stati Uniti si mangia di più solamente per la festa del Ringraziamento: 1,35 miliardi di alette di pollo, 12,5 milioni di pizze, ma anche una quantità industriale di birre (qualcuno parla di 325 milioni di galloni). 

E poi ci sono le scommesse. Quasi 25 milioni di americani sembra mettano il dollaro; addirittura si può scommettere su quanti secondi può durare l’inno nazionale. 

Volenti o nolenti, ogni anno in occasione della finale si sente parlare di football americano e di Super Bowl nonostante sia uno sport che interessi praticamente solo a loro. Ma è forse questa la più grande abilità degli americani: saper raccontare, saper magnificare il loro orgoglio e il loro esibizionismo. Ci riescono sempre. Per noi invece queste sono occasioni per spiare e capire in che direzione procede la società americana. Perché non c’è niente di più americano del Super Bowl. 

PERCHÈ IL SUPER BOWL È IL PIÙ GRANDE SPETTACOLO DEL MONDO

Prendiamo ad esempio la finale del 2016, il Super Bowl 50. 

Quando parliamo di evento sportivo dell’anno, noi europei dobbiamo fare uno sforzo di immaginazione. Perché gli Stati Uniti sono smisurati in tutto e perché non c’è niente di più americano del football americano elevato all’atto finale. Dal 30 gennaio al 7 febbraio la Baia di San Francisco ha ospitato la Super Bowl City, attività gratuite per i fan con focus sulle eccellenze produttive, turistiche e sportive del territorio. 

Il tutto a supporto del tradizionale National Football League Experience, un parco a tema temporaneo che fa capolino durante la settimana del Super Bowl e che propone eventi e attrazioni interattive variegatissime tipo lanciare un pallone da football, improvvisare una danza post touchdown, segnare un punto addizionale, giocare ai videogiochi, mangiare e bere parecchio, incontrare celebrità, farsi i selfie con le cheerleader, assistere a concerti e fruire di esibizioni culturali e soprattutto comprare il merchandising della National Football League, comprensibilmente in edizione limitata cinquantesimo anniversario. 

E gli eventi collaterali? Cioè, gli eventi collaterali agli eventi collaterali del Super Bowl? Un festival del vino, della birra e del cibo all’Università di Santa Clara non ce lo mettiamo? E un weekend di “cose da fare” presso il Santa Clara Convention Center? Certo che ce li mettiamo. Infatti da quelle parti sono transitate oltre un milione di persone durante tutta la settimana del Super Bowl. 

Per non parlare poi delle televisioni, di cui abbiamo già snocciolato i numeri. Oltre 110 milioni di spettatori, solo negli Stati Uniti ovviamente. I principali network a stelle e strisce si palleggiano la trasmissione, alternandosi. Ma – è evidente – il Super Bowl viene mandato in onda in tutto il mondo, con la portata che diventa di un miliardo di persone, un settimo della popolazione mondiale. 

Dentro la diretta, ci sono gli spot. Spot concettuali, veri e propri cortometraggi. Con i brand che fanno a gara: comunicazione e creatività all’ennesima potenza, per presentare l’ennesimo “spettacolo nello spettacolo”. 

Infine c’è anche la partita di football. 

Non a caso ottenere l’organizzazione del Super Bowl è come ospitare una finale della Coppa del mondo di calcio. Le sedi delle prossime edizioni sono già state annunciate: si giocherà in Arizona, Las Vegas e New Orleans. Ma a testimoniare la mentalità che si cela dietro al Super Bowl, il commissioner della NFL Roger Goodell da alcuni anni sta lavorando soprattutto per far crescere la lega a livello internazionale e sta valutando perciò la possibilità di portare il Super Bowl fuori dagli Usa per la prima volta nel 2026. A candidarsi per questo storico evento in Europa c’è principalmente Londra sponda Tottenham, che ha già un rapporto avviato con la NFL e che ha costruito il suo nuovo stadio apposta per il football americano, con un terreno in erba artificiale sotto un campo da calcio in erba retrattile. A Londra si giocheranno in autunno due partite della NFL, mentre i Jacksonville Jaguars porteranno una delle loro partite “casalinghe” a Wembley. Tuttavia anche il Bayern Monaco (l’Allianz Arena quest’anno ospiterà la prima partita della Nfl in Germania, prima di alternarsi con Francoforte fino al 2025) e il Real Madrid sembrerebbero interessate, per quanto per questioni di fuso orario alla fine potrebbe spuntarla Sydney. 

INDOTTO DA 410 MILIONI

Il Los Angeles Super Bowl Host Committee ha pubblicato un ampio report che stima l’impatto complessivo del Super Bowl LVI tra 234 milioni e 477 milioni di dollari (in euro, tra 200 e 410 milioni). 

Tra i vari numeri, si segnala che il Super Bowl porterà da 2.200 a 4.700 nuovi posti di lavoro nella regione di Los Angeles, principalmente nel settore dei trasporti, degli hotel e dei motel, oltre che dei ristoranti e della cura della persona. Si prevede che da 100.000 a 150.000 persone si trasferiranno nell’area da fuori, rimanendovi in media quattro giorni. L’alloggio a breve termine e altri impatti “diretti” della partita potrebbero rappresentare fino a 258,5 milioni di dollari dell’impatto totale. 

Confrontando questi dati con quella della finale di Champions League (l’evento più seguito in Europa), a fronte di un minimo di 234 milioni di dollari (200 milioni di euro circa) per il Super Bowl, l’ultima edizione della Champions League pre-Covid – nel 2019 – aveva portato alla città di Madrid circa 123 milioni di euro, di cui almeno 66 milioni investiti nella capitale in settori come il tempo libero, l’alloggio, la ristorazione e i souvenir. 

Sul tema, cinque anni fa il presidente della Juventus Andrea Agnelli era intervenuto sottolineando il gap di ricavi tra le due manifestazioni. Secondo il presidente dei bianconeri l’obiettivo della UEFA doveva essere quello di far diventare la Champions League “la principale manifestazione al mondo, per ricavi commerciali, audience e imprevedibilità del risultato sportivo”. 

“È a questo che dovrebbero ambire le Federazioni, visto che hanno un marchio come la Champions League in mano. L’audience della finale di Champions è di circa 180 milioni, contro i 140 milioni del Super Bowl. Quello che deve far riflettere però è che, a fronte di una supremazia sull’atto conclusivo delle due manifestazioni, oggi la Champions League fattura 2,4 miliardi euro, mentre l’NFL circa 7 miliardi di dollari, circa 5 miliardi di euro: il doppio, a fronte di un evento conclusivo inferiore e a fronte di un bacino di utenza che è circa un decimo di quello del calcio”.

FONTI

1 https://masterx.iulm.it/news/sport/numeri-superbowl-trofeo-america/ 
2 https://www.exportusa.us/super-bowl-2022.php 
3 https://www.dailybest.it/society/superbowl-2016-spettacolo-football-nfl/ 
4 https://www.ilsole24ore.com/art/super-bowl-nfl-vicina-meta-15-miliardi-d-incassi-AEI3JXDB 
5 https://www.calcioefinanza.it/2021/10/27/super-bowl-champions-league-indotto/ 

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